Molte volte mi è capitato di andare a Venezia durante il periodo di Carnevale, perdermi tra la folla festosa o osservare col naso all’insù l’evento coreografico del Volo dell’Angelo. Durante il Carnevale, la città si riempie di persone festanti, colori, attrazioni di ogni tipo e la gioia si spande nell’aria.

Mascherarsi è sicuramente il divertimento più spassoso del Carnevale: almeno una volta all’anno puoi scegliere di diventare qualcun altro prendendoti meno sul serio. Il bello è proprio quello!

Il carnevale e la maschera sono ormai, nell’immaginario collettivo, i simboli di Venezia nel mondo, ma la loro storia è strettamente collegata alle usanze e costumi della Venezia antica. Affascinato dall’evento più originale dell’anno, ho deciso di abbandonare i luoghi più affollati a favore delle calli più riparate, dove sono andato alla scoperta dei segreti dell’antica arte di produzione delle maschere veneziane.

Quali sono le prime a essere state utilizzate? Tra le prime maschere in uso a Venezia vi è la larva, maschera bianca con un becco lungo in corrispondenza del naso e la bauta che, accompagnata da un mantello nero, costituiva la maschera tradizionale. Le donne veneziane usavano, invece, la moretta, maschera ovale in velluto nero che si indossava reggendo un perno in bocca.

Entrando in una piccola bottega all’angolo di una calle, mi hanno accolto i due proprietari che realizzano queste opere d’arte seguendo fedelmente la tecnica di secoli fa. La lavorazione segue tre fasi: la preparazione del modello grezzo, l’imbiancatura e la decorazione.

Per costruire una maschera in cartapesta, l’artigiano ha composto innanzitutto lo stampo, fatto con colla e carta in pezzi adatti al modello specifico di maschera. In seguito, ha messo le carte dentro allo stampo una dopo l’altra, curando il primo strato a vista.

Al termine di questa operazione, ha estratto la maschera dallo stampo e l’ha lasciata asciugare: ecco che la creazione cominciava a prendere forma.

Dopo aver ritagliato gli occhi e i contorni con la cesoia, l’artigiano ha continuato con l’imbiancatura della maschera: solitamente si usa una pittura da muro di buona qualità stendendo due mani, una densa e l’altra diluita per ottenere una superficie più levigata.

Terminata l’imbiancatura, questa incantevole manifattura era pronta per essere decorata: eravamo giunti alla fase più interessante del procedimento. Con una minuzia da monaco certosino, il mastro artigiano ha accennato prima a matita il disegno da effettuare sul volto e poi l’ha ripassato con china, colori acrilici e decori dorati. Uno strato di bitume ha completato l’opera, dando alla maschera il tipico effetto anticato.

E’ stata un’esperienza emozionante e intensa, durante la quale ho scoperto il vero artigianato locale veneziano. La rifarei mille volte! E tu ti sei mai addentrato nelle curiosità e nei posti meno frequentati del Carnevale veneziano? Raccontamelo con un commento!

Per approfondire: Commedia dell’arte