Che storie si celano dietro le prigioni più temibili della storia di Venezia?
Che origini hanno i terrificanti Pozzi e Piombi?

Attorno al 1530 l’intero Palazzo Ducale di Venezia fu risistemato completamente. Un’intera ala del palazzo venne riservata all’amministrazione della giustizia, e radunò i tribunali, gli uffici dell’amministrazione giudiziaria e le due prigioni: i cosiddetti Pozzi – collocati al piano terreno – e i Piombi, ricavati da tre ampi locali ubicati nel sottotetto. Entrambe erano controllate dal Consiglio dei Dieci, il supremo organo governativo, che operava nella città dall’inizio del Trecento.

I Pozzi e i Piombi: Sepolti vivi nei Pozzi

 

I Pozzi e i Piombi devono i loro nomi all’architettura di cui erano costituiti: i primi erano un insieme di celle piccolissime, con un solo asse a mo’ di letto, una mensola e il bugliolo. La luce era pressoché inesistente giorno e notte. I soffitti delle celle erano talmente bassi da impedire la postura eretta ai carcerati, e l’isolamento era totale. Qui le condizioni di vita erano spaventose, e i miasmi terribili raggiungevano anche i passanti al di fuori dell’edificio.

Queste ‘sepolture’, come le definivano le stesse autorità veneziane, erano assieme alle torture causa di pazzia e morte per i disgraziati che venivano lì rinchiusi. Unico conforto per detenuti e guardie era la temperatura che rimaneva costante, conseguenza dell’isolamento termico dei locali, foderati di legno e quasi privi di aerazione. Devo ammettere che mi hanno sempre impressionato non poco. 

 

I Pozzi e i Piombi: I Piombi, le prigioni per privilegiati

 

A confronto dei Pozzi, i Piombi – il cui nome deriva dal metallo usato per la copertura del tetto – appaiono luoghi di prigionia quasi umani. Erano destinati ai detenuti in attesa di giudizio o appartenenti a fasce sociali elevate cui era concessa una certa benevolenza. Diversamente dai Pozzi, qui pare che le condizioni di vita fossero accettabili e che fosse consentita una certa libertà di contatti con il mondo esterno: i detenuti potevano perfino farsi recapitare beni personali. Si trattava comunque di prigioni cinquecentesche in cui la ferocia del luogo si univa a quella del sistema giudiziario: quasi sempre il motivo dell’arresto non era comunicato al detenuto cui altrettanto spesso era ignota la durata della pena.

 

I Pozzi e Piombi furono in seguito affiancati dalle Prigioni Nuove, che i detenuti raggiungevano attraverso il Ponte dei Sospiri, così chiamato perchè tiravano sospiri pensando alla libertà perduta.

Allora, ti abbiamo terrificato abbastanza?  

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